COME LO CHIAMATE?
L’accoglienza della vita come risposta alla patologia prenatale: Raccolta di Testimonianze (Volume 1)
Dalla Premessa a cura del Prof. Giuseppe Noia
Presidente Fondazione Il Cuore in una Goccia Onlus
“…Nella mia lunga esperienza con casi di gravidanze patologiche, mi è capitato molto spesso di vedere i futuri genitori completamente spiazzati quando, prima ancora di iniziare un controllo o parlare della diagnosi, chiedo loro: “Come lo chiamate?”. Spesso si tratta di coppie che sono già a conoscenza della malattia del loro bambino e che sono state indirizzate verso l’aborto, per cui nessuno si è mai sognato di chiedere loro il nome del bambino; e invece, dare fin da subito il nome a un bambino è strettamente importante. È la prima forma di “Accoglienza” di questa piccola creatura. È il primo piccolo passo verso l’accettazione del proprio figlio e anche della sua malattia, seguendo un percorso di amore e di speranza che, come potrete leggere, non lascia mai l’amaro in bocca. “Ma perché portare avanti una gravidanza patologica?” La risposta si ritrova in ognuna di queste storie, in cui i genitori “testimoni” mettono a nudo il proprio cuore e la propria anima, narrando e descrivendo, con dovizia di particolari e senza filtri, i loro pensieri e sentimenti in ogni momento della loro esperienza; è come avere una lente di ingrandimento sui loro cuori che ci fa vedere e percepire ogni sfumatura del loro vissuto; ed è probabilmente questa trasparenza e questa autenticità a rendere la loro narrazione di enorme impatto emotivo. Il loro racconto risponde a tutti i perché sulla loro scelta, su cosa si deve affrontare e su dove si arriva. In esso trova sfogo un fiume di sentimenti ed emozioni: il rifiuto della malattia, i mille dubbi, le paure e le angosce, l’incomprensione della società e della famiglia, la solitudine e il dolore, fino ad arrivare a quella trasformazione che ha inizio nel momento della scelta di lasciar “scorrere la vita” rimettendosi al volere di Dio; si evolve attraverso un incondizionato amore per il proprio bambino malato, che diventa egli stesso la forza che sostiene i genitori nell’affrontare gli ostacoli che la malattia, ogni giorno, pone loro davanti; e sfocia, infine, in un senso di pace e serenità che va a ridisegnare completamente i contorni del duro percorso affrontato, illuminandolo di positività, amore e speranza, per sé stessi e per gli altri.”