Accogliere la vita: sembra una cosa molto difficile oggi se guardiamo a come la vita viene disprezzata, derisa, mutilata, offesa, banalizzata e usata. Se guardiamo a tutto ciò ci rendiamo conto che la vita oggi non è accolta. Se, però, riflettiamo, ripescando alle fonti della nostra fede ci chiediamo come ha fatto Maria? Come ha accolto la Vita Maria? Con l’incantevole semplicità della Verità ( “Non conosco uomo“ ) ma anche con la straordinarie audacia e docilità della fede ( “Ecco la serva del Signore: si faccia di me secondo la Tua parola ! ” ).
E noi amiamo la verità? Viviamo nella e per la verità? Siamo audaci nella fede? Siamo docili nell’abbandono? Cosa è che da il sapore, l’intensità del vivere se non il pensiero che, particelle dell’universo, un Dio teneramente misericordioso si interessa di noi? Eppure questa che dovrebbe essere la più grande delle emozioni, che dovrebbe riempire i minuti, le ore, i giorni, i mesi, gli anni, purtroppo non ci “ emoziona “ più di tanto. Viene spesso vissuta come grande emozione, ma di pochi momenti, ed è poi relegata nell’insieme delle altre quotidiane intensità. Non c’è posto per il Signore: si ripete quello che è avvenuto più di 2000 anni fa. Si, perché, relegare la Signoria di Cristo “tra le varie cose importanti”, significa non aver capito, con la mente e con il cuore, il Chi più importante della nostra esistenza: Gesù che si è fatto carne per noi e quindi è come non accoglierLo se non vediamo la Sua prelazione su tutto.
Trent’anni fa, nella chiesa dei Martiri Canadesi a Roma, durante una messa vespertina e in un periodo molto particolare della mia vita, sentii una canzone che accompagnava la liturgia eucaristica e la gente che andava a fare la comunione: “ Dio si è fatto come noi…per farci come Lui “. Ho versato fiumi di lacrime e tra i singhiozzi mi chiedevo: “Com’ era possibile che Dio si facesse come noi? Com’era possibile che un Dio infinito si facesse materia finita e soprattutto perché lo faceva? In definitiva che cosa lo spingeva ad annullarsi? “Già questa prima affermazione mi sembrava paradossale ma ancor più impossibile mi sembrava la seconda affermazione: “ …per farci come Lui” Quanto Amore, quanto Amore, quanto Amore! Giustamente Santa Caterina, piangendo, diceva: “ l’Amore non è amato, l’Amore non è amato!”.
Cosa possiamo fare per amare l’Amore? Nello stile di Dio ( che è brezza leggera, non è tuono, non è terremoto ) chiedo aiuto a Santa Teresina di Lisieux, che è un “gigante” nelle piccole cose per rispondere alla domanda precedente e mi viene subito in mente questa frase: “Age quod agis”, “Fa bene quello che stai facendo”. Allora capisco che per amare l’Amore non bisogna fare cose straordinarie ma bisogna fare straordinariamente bene le piccole cose di ogni giorno: molto impegno, molta attenzione, molta cura nelle cose che fai ogni giorno; anche se apparentemente insignificanti e banali, esse diventano grandi sulla base dell’Amore che ci metti nel farle. Nella storia quotidiana del vissuto familiare, nelle fasi affettive tra fidanzati e tra amici, quante occasioni di Amore piccolo e contemporaneamente grande ci sono!
Un episodio che mi ha colpito molto aiuterà a capire la grandezza delle piccole cose. Prima del Natale, circa 15 anni fa, dissi a una giovane gravida polacca, con seri problemi renali, da me seguita con visite mensili, che non potevo essere al suo parto, dovendo andare in Calabria per Natale. Dopo alcuni giorni ricevetti una lettera firmata Sara, la sua bambina non ancora nata, che recitava così: “ Caro Dottor Noia, nascere senza di lei sarà triste: avrei voluto che fosse lei il primo a toccare il mio fragile corpicino ma purtroppo lei non ci sarà perché deve andare in Calabria. Anche lei ha diritto alle vacanze di Natale!Pazienza!Vuol dire che dovrò esercitare la pazienza ancor prima di nascere!”. Poi, però, la nascita è avvenuta ai primi di gennaio e questo mi ha permesso di essere presente al parto. Dopo un mese, seconda letterina: “Caro Dottor Noia grazie per quello che ha fatto per mia madre e per me. E’ avvenuto come immaginavo e speravo: eravamo (io e mia madre) molto serene per la sua presenza, anche se c’è stato da soffrire. Sa, da grande io vorrei amare tanto, ma per amare tanto bisogna sentirsi molto amati e lei ci ha fatto sentire molto amate! Grazie, Sara.
”Accogliere la Vita: non avevo fatto cose eccezionali per quella giovane mamma ma mi ero impegnato semplicemente con professionalità e partecipazione umana per seguire quella gravidanza. Quant’è vero che Dio è così umile che si nasconde dietro la nostra, spesso povera e neutra, azione umana. Accogliere la vita, allora significa fare un po’ di spazio all’azione di Dio in noi e poi assistere ammirati e stupiti a come Lui agisce, nei tempi e nei modo che Lui sceglie. Questo Natale ci porti questo stupore “ contemplante “, soprattutto ci porti tanta fede che ci aiuti ad amare l’Amore nelle piccole cose di ogni giorno. Questo Natale ci dia la luce affinché gli occhi del cuore vedano che Dio si è fatto…veramente… come noi…per farci … veramente…come Lui.
Pino Noia